Medjugorje 25 settembre 2010

Cari figli,
oggi sono con voi e vi benedico tutti con la mia benedizione materna di pace e vi esorto a vivere ancora di più la vostra vita di fede perché siete ancora deboli e non siete umili.
Vi esorto figlioli, a parlare di meno e a lavorare di più sulla vostra conversione personale affinché il vostro testimoniare sia fruttuoso.

E la vostra vita sia una preghiera incessante.
Grazie per aver risposto alla mia chiamata
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Il segno più grande di Medjugorje, è proprio la presenza della Vergine Maria, oggi sono con voi e quell’oggi ha un suo peso, vuol dire che in concretezza è presente nella mia vita, che veramente mi è compagna di viaggio, oggi

Da qui allora partono le esortazioni che Lei ci ricorda continuamente: se oggi mi rendo conto che Maria mi è vicina, che mi osserva, che prega per me, che mi dà la sua benedizione materna, allora diventa più semplice prendere delle decisioni per la conversione personale.

Ognuno di noi, che ha avuto il proprio incontro con la Regina della Pace, sente di voler cambiare modo di vivere, prova dispiacere per quelle cadute che lo riportano indietro.

Arrivi alla fine della giornata e guardando indietro, ti senti che ancora una volta sei caduto dove ti eri proposto di fare meglio, ti chiedi: quando riuscirò a uscire da questo difetto? Quest’azione che mortifica il mio desiderio di essere un po’ meglio?

In questo messaggio, la Madonna ci dà alcuni consigli, come sta facendo da sempre. Come un buon amico a cui ti rivolgi per avere un aiuto nelle tue difficoltà. Lei nella concretezza entra nella nostra vita, come disse in un messaggio di alcuni anni fa: io vi osservo. Allora senza scoraggiarci, basta accogliere le osservazioni di una Madre che sembra prendere come esempio la malattia fisica. Immaginiamo di essere stati a letto diversi giorni e poi non ancora guariti, ci si alza e si vuol far subito le cose che si sono riflettute, ma accade che ci si stanchi e si fanno male le cose.

Questo è un po’ il nostro stato, siete ancora deboli e non siete umili, e quell’umili è come dire: non vi rendete conto dei vostri limiti; alcuni mesi fa ci ha detto: conoscete voi stessi; guardandoci veramente capiremo chi siamo e allora porre una prima base per crescere nella vita di fede.

Non è umiltà passiva, come porsi sotto i piedi di tutti, ma attiva, cioè vedo i miei limiti, le mie abitudini su cui iniziare a lavorare. Molti allora dicono: ci ho provato tante volte ma non ci riesco, cado di nuovo.

Maria allora dà un unico consiglio, una sola proposta per questo mese. Non ci chiede tante cose da fare, Lei sa che troppi propositi sono una tentazione, perché dopo poco se ne tralascia uno che poi si trascina dietro tutti gli altri. Uno solo invece, parlare di meno.

È già segno di umiltà parlare di meno, vuol dire frenare la prima delle occasioni delle cadute: la lingua. Non è silenzio assoluto, ma evitare le ciance, il mettersi in mostra, la critica, la continua insoddisfazione.

È entrare in se stessi, è essere come Maria che era silenziosa, che meditava dentro di sé. Maria pensa alla sua vita terrena e ci chiede di ripetere in noi il suo medesimo cammino, dove uno degli aspetti che più risaltava era il silenzio. Santa Faustina Kowalska diceva nel suo diario: l’anima silenziosa è forte, diventerà questo silenzio la nostra preghiera incessante. Proviamoci e ne vedremo i frutti.