NEL GETSEMANI DEL CREATO

Noi siamo testimoni dell’affermazione dell’uomo nel mondo, la voglia di riscattarsi dalla passiva accoglienza del Creato. Usa la propria libertà in concorrenza con la creazione e non in collaborazione.
Il capitolo ottavo della Lettera ai Romani presenta la vita cristiana caratterizzata dall’inabitazione dello Spirito di Dio. La ‘legge dello Spirito’ (8,2) di vita in Cristo Gesù libera il credente dalla ‘legge del peccato’ (8,2) e della morte. Dio realizza questa liberazione inviando il proprio Figlio in una carne ‘simile a quella del peccato’ (8,3); cf 2Cor 5,21: «lo ha fatto peccato per noi»), ‘dando il suo Figlio per tutti noi’ (8,32).
Per mezzo dello Spirito, che nella teologia giovannea è effuso dal Cristo morente sulla Croce (Gv 19,30), Dio costituisce i credenti suoi figli ed eredi (8,14-17). Lo Spirito, poi, infonde in essi la speranza della gloria (8,21.30) e intercede con gemiti inesprimibili in loro favore (8,26). Di questa speranza, afferma Paolo, partecipa tutta la creazione (8,19-22), perché è nella speranza che siamo stati salvati (8,24).
L’azione misericordiosa di Dio, manifestata nel dono del ‘suo Figlio per tutti noi’ (8,32), realizzata e attualizzata dallo Spirito, sono il centro da cui dipende tutta la rigenerazione dell’uomo e del creato. Non può esistere, quindi, autentica ecologia umana e cosmica, senza la croce di Cristo. L’autentico impegno ecologico non può limitarsi, allora, unicamente alla dimensione antropologica, ma deve necessariamente includere quella spirituale: «Se il Signore non costruisce la casa, invano vi faticano i costruttori. Se il Signore non custodisce la città, invano veglia il custode»12.
Questa costruzione avviene, principalmente, per mezzo dell’Eucaristia, come afferma Papa Francesco:13
“Nell’Eucaristia il creato trova la sua maggiore elevazione. La grazia, che tende a manifestarsi in modo sensibile, raggiunge un’espressione meravigliosa quando Dio stesso, fatto uomo, arriva a farsi mangiare dalla sua creatura. Il Signore, al culmine del mistero dell’Incarnazione, volle raggiungere la nostra intimità attraverso un frammento di materia. Non dall’alto, ma da dentro, affinché nel nostro stesso mondo potessimo incontrare Lui. Nell’Eucaristia è già realizzata la pienezza, ed è il centro vitale dell’universo, il centro traboccante di amore e di vita inesauribile. Unito al Figlio incarnato, presente nell’Eucaristia, tutto il cosmo rende grazie a Dio. In effetti l’Eucaristia è di per sé un atto di amore cosmico: «Sì, cosmico! Perché anche quando viene celebrata sul piccolo altare di una chiesa di campagna, l’Eucaristia è sempre celebrata, in certo senso, sull’altare del mondo».[166] L’Eucaristia unisce il cielo e la terra, abbraccia e penetra tutto il creato. Il mondo, che è uscito dalle mani di Dio, ritorna a Lui in gioiosa e piena adorazione: nel Pane eucaristico «la creazione è protesa verso la divinizzazione, verso le sante nozze, verso l’unificazione con il Creatore stesso».[167] Perciò l’Eucaristia è anche fonte di luce e di motivazione per le nostre preoccupazioni per l’ambiente, e ci orienta ad essere custodi di tutto il creato.
«Soltanto ciò che è stato assunto (da Dio in Cristo) può essere redento», affermano i Padri della Chiesa. Celebrare l’Eucaristia, memoriale della morte e risurrezione di Cristo, significa impegnarsi nella realizzazione di «nuovi cieli e una terra nuova, nei quali avrà stabile dimora la giustizia»14. Come Cristo ha assunto il pane e il vino trasformandolo nel suo corpo, così deve essere eucaristizzato l’uomo e con lui tutta la creazione.

12 Sl 126/127. – 13 Papa Francesco, …., Ibidem, 236. – 14 2Pt 3,13; cf 21,1