III – Popolo mio, cosa ti ho fatto?

Parola di Dio: Gv 19, 4-11

1. Due volte Gesù è stato condannato a morte: dalle autorità religiose di – Gerusalemme e dall’autorità civile di Roma, da Caifa e da Pilato.

È stato l’errore giudiziario più grave della storia umana, e il delitto più grande di cui si è macchiato l’uomo.

  • Gesù è stato tradito, arrestato, giudicato e condannato come “bestemmiatore”, messo in balia di servi e soldati, spogliato, torturato, incoronato di spine e infine condannato dal rappresentante del potere imperiale di Roma, Ponzio Pilato.

2. Perché Gesù fu condannato?

  • Non aveva Egli operato tanti miracoli durante i tre anni di vita pubblica? Non aveva la folla acclamato pochi giorni prima: “Osanna al figlio di Davide! Benedetto colui che viene nel nome del Signore”?

Eppure Gesù è stato condannato a morte!

  • Egli era troppo scomodo e radicale per le autorità religiose, troppo debole ed innocuo per l’autorità romana.
  • Pilato, in ultima istanza, è il responsabile della morte di Gesù, per ben cinque volte lo aveva dichiarato innocente, ma colpevolmente indeciso a liberarlo.
  • Pilato è il simbolo del debole e dell’uomo politico che tradisce la coscienza e la giustizia. È l’uomo del compromesso. Lavandosi le mani prima della condanna, diventa anche campione di ipocrisia; ma nell’acqua non potrà lavare l’assassinio di cui si è macchiato.

3.  Nella storia vi è una solidarietà nel bene, ma anche nel male: ogni uomo ha tradito e condannato Cristo! Lo ha condannato il suo popolo, lo ha condannato l’autorità religiosa, lo ha condannato un suo discepolo col suo tradimento…

4. Anche noi, col rifiuto più o meno grave della volontà di Dio, siamo stati solidali a condannare Gesù. Tutte le volte che ci siamo messi in contrasto con la volontà di Dio e abbiamo preferito il nostro tornaconto, capriccio, comodo, abbiamo gridato: “Sia crocifisso!”

5. “Popolo mio, cosa ti ho fatto?”  Pilato presenta al popolo Gesù flagellato,  coronato di spine, col volto sanguinante, dicendo: “Ecco l’uomo!”. Equivale a:  “ecco quel tale” che voi volete morto, il suo volto una maschera di sangue, un ‘oggetto’ da burla non poteva preoccupare nessuno.  Guardate come è ridotto! Avete ancora il coraggio di condannarlo? Pilato gioca l’ultima carta, nella speranza di far ragionare la folla, ma nulla da fare: “Sia crocifisso, non vogliamo che costui regni…non abbiamo altro re che Cesare!

 

O Gesù, tu sei la stessa innocenza eppure vieni condannato, sei l’uomo giusto eppure ti lasci opprimere dall’ingiustizia!

A noi che ci mettiamo sulla tua strada, insegnaci a vivere nell’innocenza, imitando Te anche se siamo giudicati e condannati dalla critica delle male lingue e dalla falsa giustizia umana!

 

 


Fonti:

  • P. Alberto Pierangioli: Voi siete amici
  • P. Giovanni M. Lanci: Passione e Risurrezione