OMELIA DI PADRE PIERGIORGIO

La croce infatti è simbolo di sofferenza atroce, il supplizio più terribile e più infamante,  riservato dai romani agli schiavi. Al contrario nel Prefazio della Messa la Chiesa proclama: «Nell’albero della Croce tu hai stabilito la salvezza dell’uomo, perché donde sorgeva la morte di là risorgesse la vita, e chi dall’albero traeva vittoria, dall’albero venisse sconfitto». Lo strumento di supplizio, fino allora oggetto di infamia, diventò per i cristiani segno di gloria e san Paolo non volle gloriarsi «se non della Croce di Gesù Cristo, nostro Signore: egli è la nostra salvezza, vita e risurrezione; per mezzo di lui siamo stati salvati e liberati».
 
Esaltare la Santa Croce significa richiamare insieme i due volti della redenzione compiuta da Cristo Gesù il Figlio di Dio: la morte e la risurrezione. Non si intende celebrare il legno dalla croce, ma il mistero d’amore che su di essa si è compiuto.

In Gesù crocifisso per amore, la croce da strumento di condanna diventa strumento di salvezza in forza del dono di sé. La salvezza ci è venuta non dalla croce in quanto tale ma dall’amore che ha portato Gesù a morire su di essa.

L’amore infinito di Gesù per noi ci ha portato la salvezza. Disse Gesù a Nicodemo: «Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui».
 
Gesù incontrando di notte il dottore della legge Nicodemo gli ricorda quanto avvenne nel deserto durante il viaggio del popolo ebraico verso la Terra promessa. In seguito a una ribellione del popolo, l’accampamento Israelita fu infestato da serpenti velenosi. Su comando del Signore, Mosè innalzò un serpente di bronzo e chiunque lo avesse guardato, anche se morso, avrebbe continuato a vivere. Proprio lo strumento di morte diventò così paradossale mezzo di salvezza. Come quel serpente innalzato sul bastone,  Gesù crocifisso sulla croce porta salvezza e redenzione a coloro che credono in lui. Gesù, inchiodato e innalzato sul Calvario resta a braccia aperte fino alla fine del mondo «perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna».